NON PUOI DIRE DI CONOSCERE TE STESSO ,SE NON TI SEI MAI BATTUTO…



venerdì 26 ottobre 2012

EUROPEI DI ANKARA

Prendono il via lunedì 28 ottobre i prossimi Campionati Europei Wako,nelle specialità Low Kick,K1 e Light Contact.
Ai nastri di partenza le rappresentative di oltre 33 nazioni,pronte ad affrontarsi sui ring e sui tatami ospitati nell’Ankara Arena Sports Center della capitale della Turchia. Il Tribe Paone fa un grosso in bocca al lupo a tutti i rappresentanti della Squadra Azzurra,con un particolare e fraterno abbraccio a Luciano Nubile,compagno di tanti allenamenti e trasferte!!

domenica 21 ottobre 2012

FANTA MMA


Ormai...sembra ci siano più insegnanti di MMA che "fornai"...posto questo video (ho conosciuto e mi sono allenato con Alessio Sakara unico Fighter italiano nell'UFC) per far riflettere, ancora una volta sulle tante,troppe MENZOGNE che capita di sentire ogni giorno su campioni,maestri,guru..... che spuntano ogni giorno. Seppur con un linguaggio colorito e folcloristico Sakara mette in guardia contro questi "nuovi" profeti.......se lo dice lui...

sabato 20 ottobre 2012

RIUNIONE COMITATO REGIONALE FIKBMS

Il giorno 20 ottobre, presso la Palestra 360 di Pescara, sede del Kickboxing Team Bergamini,si è tenuta la riunione annuale degli insegnanti della Regione Abruzzo. La seduta,convocata dal Comitato Regionale FIKBMS, presieduta da Riccardo Bergamini,ha visto all'ordine del giorno la definizione del calendario agonistico per la stagione 2012/2013. Presenti, come sempre, i rappresentanti delle scuole più importanti e storiche della kickboxing regionale, a testimonianza di una vitalità e di una vivacità del fenomeno "CALCI E PUGNI" nella regione. Di seguito le date, le sedi e gli organizzatori dei prossimi eventi FIKBMS :
-1 dicembre GRAN GALA' DELLE PROVINCIE Fossacesia(CH) M. Di Stefano
- 19 gennaio 2013 1 FASE CAMPIONATO REGIONALE e GALÀ SERALE Chieti M.Paone
- 23 febbraio 2013 2 FASE CAMPIONATO REGIONALE Avezzano M.Policelli
- 9 marzo 2013 GALÀ DI CONTATTO PIENO M. Cipriani

Novità introdotta da quest'anno dal Comitato Regionale, l'introduzione in via sperimentale del k1 light da affiancarsi alle competizioni tradizionali.

venerdì 19 ottobre 2012

RANKING KICBOXING

Il 21 agosto,la Commissione Pro della Federazione Italiana Kickboxing( FIKBMS) ha stilato le nuove classifiche per ogni singola specialità. Per quanto riguarda la kickboxing a contatto pieno, ben 3 atleti facenti parte del Tribe Paone sono stati inclusi in questa classifica , a fronte dei risultati ottenuti nelle ultime stagioni agonistiche, a dimostrazione,ancora una volta che la "strada intrapresa e percorsa" porta ai risultati e ai riconoscimenti negli ambienti e nelle sedi che più contano

Dal sito della FIKBMS :
"IL RANKING LOW KICK “PRO” FIKBMS CLASSIFICA L’ATTIVITA’ DEGLI ATLETI DI PRIMA SERIE PROMOZIONALE SULLA BASE DEI RISULTATI UFFICIALI. ESSO E’ REDATTO E AGGIORNATO A
CURA DELLA COMMISSIONE PRO PER DESIGNARE GLI AVENTI DIRITTO, DETENTORI E SFIDANTI, ALLA DISPUTA DEI TITOLI “PRO” ITALIANI ED INTERNAZIONALI"

Categoria 75 kg
1) Stefano Paone

Categoria 78 kg
1) Francesco Di Giacomo

Categoria 56 kg donne
4) Miriam Vivarini

sabato 13 ottobre 2012

SECONDA SEDUTA DI GUANTI

Altra settimana di duro lavoro in palestra e seconda seduta di guanti della stagione. Come sempre grande partecipazione da parte dei ragazzi; oggi nelle due sale di Cyborg c'erano in "movimento"12 coppie....24 persone che hanno preferito venire a fare a "PUGNI" invece che trascorrere un sabato pomeriggio di relax. Osservo con soddisfazione il livello tecnico che migliora seduta dopo seduta, con la presenza di nuovi ingressi (il coraggioso Pino)che si avvicinano curiosi e il ritorno di vecchi leoni (il grande Alessio accompagnato dal piccolo Simone) che tornano alla sana abitudine della "SCAZZOTTATA del fine settimana". A fianco di questi è doverso citare Massimiliano (presenza inamovibile del Team al di là di infortuni e lavoro), Miriam (unica donna al momento a partecipare allo sparring), Stefanino, Giammarco, Fabrizio e tutti i ragazzi che, dopo 6 giorni di lavoro, scuola, stress e problemi vari, scelgono di allenarsi anche un giorno in cui il riposo sarebbe meritato. A tutti loro il mio GRAZIE, questa è la testimonianza che sono un buon MAESTRO!!
Non mi soffermo oltre sugli spunti tecnici visti oggi, falsati a mio avviso dal pavimento troppo scivoloso a causa dell'umidità e del sudore, ma sulla prestazione del grande MARCO KUNG FU PANDA! Ha affrontato questa seduta di guanti con coraggio e, in parte follia, affrontando tutti a faccia avanti e scambiando lunghissime combinazioni gambe e braccia, anche con persone più esperte e più pesanti!!! GRANDE!!!
Posto un video che mi ha fatto pensare proprio al modo di affrontare il combattimento di Marco.....solo che a differenza di Wanderlei, il Panda non si segna neanche in faccia!!


Da oggi WANDERLEI PANDA!!

martedì 9 ottobre 2012

LO STRETCHING....FALSI MITI....LEGGENDE E CREDENZE

Di seguito un interessante lavoro sullo STRETCHING, troppo spesso utilizzato in maniera inutile o, addirittura, errata.....ABBANDONARE LE VECCHIE ABITUDINI ED AGGIORNARSI È DOVEROSO PER CHI FA SPORT ED ANCOR DI PIU'PER CHI NE HA FATTO UN LAVORO.....

"Lo stretching è una delle armi più gettonate dai terapeuti per prevenire e curare gli infortuni sportivi; in realtà non è difficile capire che si tratta di un'arma un po' sconosciuta e come tale non sempre proposta a dovere. Consideriamo alcuni fatti:
a) molti terapeuti non sono in grado di spiegare chiaramente perché lo stretching dovrebbe funzionare, non ne conoscono le motivazioni fisiologiche e, interrogati, si arrampicano sui vetri, fornendo spiegazioni approssimative con la semplice logica del buon senso (del tipo: "se allunghi i muscoli, sono più pronti allo sforzo").
b) Molti sono i runner che ci hanno scritto dicendo che i loro problemi sono cessati quando hanno smesso di fare stretching.
c) Sono stati proposti diversi metodi di stretching, il che è già indice di confusione anche fra gli addetti ai lavori. Per citarne uno, il metodo Wharton ebbe notevole fama nel 1992 quando fu usato dagli atleti americani alle olimpiadi di Barcellona; ma se funzionava veramente perché non fu più utilizzato a livello di team nazionale nelle olimpiadi successive?
Scopo di questo articolo è pertanto di fare chiarezza utilizzando i risultati della ricerca degli ultimi anni.
Prove limitate - Le ricerche che per anni hanno promosso lo stretching come parte integrante dei programmi di fitness per diminuire il rischio di infortuni (1-6), per alleviare il dolore da rigidità (5) o per migliorare la prestazione sportiva (4-6) non contengono che generiche indicazioni, trasformate dai lettori in verità assodate e divulgate ai quattro venti. In queste ricerche si ipotizzano diverse soluzioni (a volte anche in contrasto) senza tuttavia fornire un'analisi e senza portare risultati sperimentali. Si tratta cioè di idee da sviluppare che sono state considerate già sviluppate!
I supposti benefici dello stretching - Si parte ovviamente da una diminuzione diretta della rigidità muscolare (1), definita come la forza richiesta per produrre un certo allungamento e causata da modifiche nella viscoelasticità passiva, arrivando a una diminuzione indiretta dovuta all'inibizione del riflesso e dei ponti actina-miosina. Ovviamente una diminuita rigidità consente un maggiore ampiezza di movimento.
Previene o no? - Ricerche successive (7-8) mostrano che lo stretching prima dell'esercizio non previene né gli infortuni cronici né quelli acuti. Tuttavia lo studio su animali ha mostrato come lo stretching continuo (cioè 24 ore al giorno!), confrontato con la classica seduta di pochi minuti al giorno, può produrre ipertrofia (9-11) con quindi teorica prevenzione degli infortuni. Altre ricerche (13-14) non sono riuscite a stabilire un livello minimo in termini di tempo al giorno perché lo stretching possa produrre risultati significativi.
Per il dolore? - Per quanto riguarda la funzione dello stretching nell'alleviare il dolore da indolenzimento, la ricerca (15-17) ha messo in evidenza che non è importante diminuire la rigidità, quanto aumentare la tolleranza all'estensione. Cioè il paziente deve sentire meno dolore applicando la stessa forza al muscolo, anche se quest'ultimo mantiene la stessa rigidità. Lo stretching avrebbe cioè un effetto analgesico e la cosa non sempre può essere positiva.
I danni dello stretching – In effetti i danni derivano proprio dall'effetto analgesico. Il muscolo viene sollecitato oltre misura, ma, a causa dell'analgesia, il dolore è sopportabile: il successivo impegno fisico provoca un danno a breve irreversibile. Quindi una raccomandazione importante: mentre si fa stretching tensione sì, ma dolore o fastidio (lo stadio in cui l'analgesia è attiva) no.
Quale stretching? - Il problema è poi di definire come fare stretching. Alcune ricerche (4, 6, 18) ritengono che il bouncing stretching (o ballistic stretching, quello dinamico, ottenuto con movimenti armonici del corpo) possa essere addirittura pericoloso. Anche sui tempi non c'è accordo (5, 19-24): si va dai 10 ai 60 secondi. Il problema è che chi propone un tempo diverso giudica inefficace o addirittura dannosa l'altrui scelta.
Caldo o freddo? – Una cosa che molti non sanno è che la ricerca (25-30) afferma che senza fattori sinergici (rinforzanti) lo stretching perde gran parte della sua efficacia. Tali fattori sono il calore superficiale, il freddo superficiale (notare la contraddizione), il calore profondo e il riscaldamento (l'unico mezzo facilmente a disposizione).
Cercheremo adesso di rispondere alle seguenti questioni:
a) durata e frequenza dello stretching perché si possa ragionevolmente sperare in un effetto;
b) il ruolo reale della temperatura corporea nello stretching;
c) il reale scopo dello stretching.
Non considereremo situazioni patologiche, rimandando alla bibliografia chi ne fosse interessato (31-32).
Durata e frequenza - Per capire come ottimizzare i due parametri, occorre capire il concetto di viscoelasticità. I muscoli non sono puramente elastici, ma viscoelastici. Una sostanza elastica si allunga sotto l'azione di una forza e ritorna alla sua naturale lunghezza dopo che la forza si è azzerata. L'effetto non dipende dal tempo. L'azione della stessa forza su una sostanza viscosa (si pensi alla melassa) è invece dipendente dal tempo (33). Una sostanza viscoelastica ha entrambe le proprietà. Se si applica la forza a un muscolo questo si allunga; quando la forza cessa, ritorna lentamente alla sua originale lunghezza. Non si tratta di una deformazione plastica, poiché il ritorno alla lunghezza iniziale è completo: ci vuole solo del tempo.
Anche se lo stretching interessa i tendini e le altre strutture, la rigidità della struttura è dovuta alla viscoelasticità del muscolo: sono i suoi tempi che determinano il ritorno nella posizione di riposo.
Per la maggior parte dei soggetti è sufficiente una durata di 15-30 secondi; per una percentuale significativa occorre un tempo più lungo e diverse ripetizioni per il singolo gruppo muscolare. L'aumento di escursione dinamica si ottiene per una diminuzione della viscoelasticità e per l'effetto analgesico descritto nella prima parte dell'articolo. Da notare che se si allunga il tempo di stretching si agisce solo sul fattore analgesico, cioè la viscoelasticità non aumenta. Da esperimenti su animali risulta invece che la viscoelasticità aumenta con quattro ripetizioni (34); esperimenti su umani hanno portato a cinque il valore massimo di ripetizioni per avere aumento di viscoelasticità (35). La situazione è complicata poi dal fatto che per alcuni gruppi muscolari (adduttori) Madding e altri (24) hanno dimostrato che non cambia nulla al variare della durata dello stretching (15, 45 secondi o due minuti!).
Ricapitolando, Henricson (27) ha proposto ragionevolmente che la durata dello stretching deve dipendere dal gruppo muscolare interessato.
Gli effetti a lungo termine - Come abbiamo visto è molto difficile ottenere dati significativi da ricerche che considerano gli effetti immediati dello stretching. Spostandoci su ricerche che studiano gli effetti a lungo termine le cose diventano meno contraddittorie. Dopo sei settimane l'estensibilità muscolare è massima se la durata degli esercizi è di 30 secondi (rispetto a 15) e non c'è nessun beneficio a portarla a un minuto (19). Un'altra ricerca (34) mostra che dopo sei settimane uno stretching di 30 secondi produce lo stesso effetto di 3 ripetizioni di 30 secondi (ovviamente per giorno). Borms ha mostrato poi (36) che, se è vero che con stretching da 10 o 20 secondi in sei settimane non si ottiene molto, prolungandolo fino a dieci settimane si ottengono gli stessi effetti di uno stretching da 30 secondi per sei settimane.
Gli effetti della temperatura - Per ottenere il massimo aumento di viscoelasticità è necessario un riscaldamento iniziale (37-39), mentre il solo riscaldamento (37-38) non l'aumenta (è per questo che chi evita lo stretching dovrebbe eseguire allunghi blandi dopo il riscaldamento e prima dell'allenamento). Su questi punti tutte le ricerche sono concordi (anche se molti runner eseguono lo stretching PRIMA del riscaldamento!).
Diverse sono le posizioni sull'effetto passivo del caldo e del freddo. Nello stretching statico per alcuni gruppi muscolari (25,27,30), fra cui il tricipite surale, il caldo ha migliorato la situazione; il freddo, se applicato nei primi secondi dell'esercizio (!), sembra funzionare (30,29). Nello stretching PNF (facilitazione neuromuscolare propriocettiva) non c'è nessun miglioramento con la variazione di temperatura superficiale.
Previene o meno gli infortuni? - Alla fine di questa lunga escursione nei meandri della ricerca possiamo concludere che:
1) nonostante la credenza comune, la ricerca clinica ha dimostrato (7-8) che lo stretching non previene gli infortuni, mentre un corretto riscaldamento sì (40-43).
2) Lo stretching, aumentando l'estensione muscolare, è fondamentale per la prestazione.
3) Secondo i medici canadesi Shrier e Gossal che hanno sintetizzato le ricerche di questi ultimi dieci anni, se si dà importanza più alla prevenzione che alla prestazione, sarebbe più opportuno aumentare i tempi di riscaldamento ed evitare lo stretching.
Qual è il più efficace? - Anche se alcuni risultati (51-53) smentiscono la maggioranza delle ricerche (52, 44-50), lo stretching PNF è quello che consente di aumentare maggiormente l'estensibilità. Fra le differenti tecniche (tanto per complicare la situazione) il metodo agonista-contrazione-relax è risultato migliore di quello contrazione-relax (44, 48-50, cioè contrazione seguita da stretching passivo), a sua volta superiore alla più banale tecnica mantieni-relax (44, 48-50, 54, cioè contrazione isometrica con resistenza applicata gradualmente per nove secondi). In realtà si tratta di esercizi molto complessi che richiedono un apprendimento solido per evitare i rischi. Infatti tutte le tecniche PNF aumentano l'estensibilità aumentando la tolleranza alla trazione e il muscolo è soggetto a una contrazione eccentrica durante lo stretching. La conseguente analgesia può migliorare la prestazione, ma aumenta i rischi di infortunio rispetto allo stretching statico".


MR. PERFECT

Non si può parlare di kickboxing, senza parlare di Ernesto Hoost......4 volte vincitore del K1,quando quel torneo era la dimensione più alta degli sport da combattimento, trionfatore nel FULL CONTACT, KICK BOXING, THAI BOXE, SAVATE........il suo sprannome: Mr. Perfect racchiude l'essenza del suo talento! Ho avuto il piacere di allenarmi con lui in due occasioni distinte e, grazie a Massimo Rizzoli, trascorrere un pomeriggio insieme ad Amsterdam, conoscendone la straordinaria umanitá e semplicità.....




sabato 6 ottobre 2012

PRIMA SEDUTA DI GUANTI

Ad un mese dal ritorno agli allenamenti, il TRIBE PAONE ha sostenuto la prima sessione di guanti. 21 i partecipanti, a testimonianza che la formula del sabato ancora una volta risulta essere quella vincente. Si è cercato, considerando la disabitudine al combattimento dei più, un ritorno non traumatico agli schemi ed ai meccanismi propri della KICK, cercando di trovare nuovi equilibri, nuovi approcci e figure provate in allenamento. Visto il carico di lavoro sostenuto durante le settimane e visti i nuovi spunti tecnico tattici, era prevedibile e fisiologica la difficoltà incontrata, che, però, nel tempo darà grandi miglioramenti per tutti e un salto di qualità nell'approccio ai matches.
Per tutti, l'invito a fornirsi di guanti da 16 OZ, caschetto omologato e protezioni adeguate, nel rispetto, prima di tutto, dei compagni di allenamento e della propria incolumità.

Di seguito un video di Jhon Hathaway.....il tipo con cui ho avuto il piacere di fare i guanti quet'estate a Londra......